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Le rovine della fortezza di montagna Alamut si trova nelle aride colline a sud del Mar Caspio , vicino Qazvin, nelle montagne di Aborz, circa a 100 km dalla città di Teheran in Iran. Il complesso degli edifici ha l´origine, secondo Hamdollah Mostowfi, nell´anno 840, a 2100m sopra il livello di mare. La fortezza ebbe solo l´unico accesso sul picco, per tale motivo era inattaccabile. Nell´anno 1090 fu invasa ed occupata dal sovrano Hashshashins. In quel periodo visse uno sviluppo enorme e diventò famosa sotto il nome Assassins. Fu famosa soprattutto per i giardini, per la sua biblioteca ed il proprio inusuale sistema di approvvigionamento d'acqua. Nell´anno 1256, il 15 dicembre, fu distrutta dal sovrano dei mongoli Hulagu Khan, come parte dell'offensiva mongola contro il sud-ovest asiatico. La fortezza di per sé stessa era inespugnabile, ma Rukn al-Din Khor-shah si arrese senza un reale combattimento, nella vana speranza che Hulagu sarebbe stato misericordioso.
La parola "assassino" si rifà al termine usato per identificare comunemente i Nizariti, ovvero gli aderenti al movimento ismailita fondato da Ḥasan-i Ṣabbāḥ che, nell'Oriente islamico dell'età delle Crociate, diede vita a una peculiare esperienza statuale ad Alamūt, nelle montagne dell'Iran centro-occidentale. Il nome assassino era usato nell'Occidente cristiano per designare i seguaci del vecchio della montagna o gran maestro degli assassini, l'Imam cui dovevano cieca obbedienza. Il nome deriverebbe da hashishiyyin,( seguace di Hasan) ma alcuni sostengono che questo termine alluda al presunto uso dell'hashish di cui si sarebbe servito il vecchio della montagna per provocare l'inebriamento dei suoi fedeli. Questa organizzazione fu una diramazione degli eretici musulmano-sciiti fondata dal persiano Hasan al-Sabbah il quale, dapprima sostenitore dei Fatimiti egiziani, divenne poi seguace di Nizar, fratello e rivale del loro capo, musta'li: egli, postosi alla testa degli ismailiti persiani, stabilì nel 1090 la propria base nella fortezza di Alamut a Nord/Est di Qazwin (Persia orientale), organizzando rigidamente la setta e combattendo con successo i sovrani musulmani ortodossi, specialmente i selgiuchidi.
Morto Hasan nel 1124, la setta perfezionò ulteriormente i suoi dogmi ereticali, perdendo, tuttavia, progressivamente potere, sinché fu abbattuta dal khan mongolo Hulagu nel 1256 e l'ultimo degli assassini, Rukn ad-din, fu condannato a morte. La setta contò fino a 60.000 membri. Uno dei suoi rami si era esteso anche in Siria, dominando empori come Aleppo, Apamea, Amida, mescolandosi alle rotte fra musulmani e crociati, parteggiando ora per questi ora per quelli, adoperando i metodi di assassinio politico istituiti dal fondatore (da qui il nome moderno di assassino nel senso di omicida). Anche questo ramo però cadde definitivamente nel 1273, ad opera di Baibars, sultano d'Egitto. Le notizie più complete sul vecchio della montagna e sugli assassini si hanno, fra le fonti occidentali, ne Il Milione di Marco Polo.
Morto Hasan nel 1124, la setta perfezionò ulteriormente i suoi dogmi ereticali, perdendo, tuttavia, progressivamente potere, sinché fu abbattuta dal khan mongolo Hulagu nel 1256 e l'ultimo degli assassini, Rukn ad-din, fu condannato a morte. La setta contò fino a 60.000 membri. Uno dei suoi rami si era esteso anche in Siria, dominando empori come Aleppo, Apamea, Amida, mescolandosi alle rotte fra musulmani e crociati, parteggiando ora per questi ora per quelli, adoperando i metodi di assassinio politico istituiti dal fondatore (da qui il nome moderno di assassino nel senso di omicida). Anche questo ramo però cadde definitivamente nel 1273, ad opera di Baibars, sultano d'Egitto. Le notizie più complete sul vecchio della montagna e sugli assassini si hanno, fra le fonti occidentali, ne Il Milione di Marco Polo.
La Setta degli Assassini, adorava unamisteriosa divinità chiamata Bafometto. Per alcuni il Bafometto altro non era che il Santo Graal; prima di essere sgominati, gli Assassini lo avevano affidato ai Cavalieri Templari, che lo avevano portato in Francia verso la metà del XII secolo; e del resto Wolfram aveva battezzato "Templeisen" i cavalieri che custodivano il Santo Graal nel castello di Re Anfortas.
Se le cose fossero davvero andate così, ora il Santo Graal si troverebbe tra i leggendari tesori dei Cavalieri Templari (mai rinvenuti) in qualche sotterraneo, di qualche castello.
Se le cose fossero davvero andate così, ora il Santo Graal si troverebbe tra i leggendari tesori dei Cavalieri Templari (mai rinvenuti) in qualche sotterraneo, di qualche castello.
A sostegno di tale tesi, vengono riportate le lettere di Roncelin de Fos (Maestro di Provenza) a Richard de Vichiers nel sito http://www.templaricavalieri.it/setta_assassini.htm .
Con il titolo di Vecchio della Montagna i Crociati indicavano lo "Sheikh-el-Jebel", ovvero il "Signore della Montagna", Gran Maestro e capo carismatico di una misteriosa setta ismaelita, i cui membri, i "Fidawi", erano noti col nome di "Assassini".
Questo termine, entrato nel linguaggio comune per indicare chi commette degli omicidi, viene fatto derivare dal nome dell’"Hachisch", droga che a quei tempi era già usata in Oriente.
Si racconta, infatti, che il Signore della Montagna, usando questa droga, narcotizzasse i suoi seguaci, e li facesse trasportare in un bellissimo giardino, dove si risvegliavano, fra fiori e profumi, circondati dalle donne più desiderabili; il ricordo di questa esperienza paradisiaca, vissuta in uno stato di semi-incoscienza, doveva dare la certezza di una ricompensa ultraterrena e determinare, quindi, una totale indifferenza verso la vita, per cui gli Assassini affrontavano la morte e il dolore senza alcuna paura, anzi con gioia.
Il Signore della Montagna aveva quindi a disposizione un esercito di fedelissimi seguaci, esecutori passivi, ma temibili e inarrestabili, della sua volontà, e ne fece un impiego sistematico, soprattutto per far assassinare avversari politici e religiosi.
Ma, al di là di questi aspetti poco edificanti, ma tristemente attuali, di una pratica politica basata sull’impiego di assassini-suicidi, la vicenda del Signore della Montagna appare estremamente interessante per alcuni suoi aspetti di carattere iniziatico e per i rapporti, per nulla ostili, che la Setta degli Assassini ebbe con l’Ordine dei Cavalieri Templari.
Il fondatore della setta fu Hassan ben Sabbah, figlio di un mercante persiano e compagno di studi a Nishapur del famoso poeta Omar Khayyam. Dopo essere stato coinvolto in degli intrighi politici che lo costrinsero a fuggire precipitosamente, Hassan incontrò un vecchio Ismaelita, che lo iniziò alla "Dottrina della Retta Via", introducendolo nella "Sebayah", la "Setta dei Sette", che riconosceva come settimo ed ultimo Iman, Ismael, figlio di Jafar as-Sadik, sesto Iman sciita.
La Setta, che aveva un carattere iniziatico, era articolata in sette gradi, in cui veniva progressivamente rivelata una dottrina segreta, basata sulla conoscenza dei significati nascosti dei Testi sacri. Al Cairo, Hassan fu iniziato al grado più alto, e sembra che qui venisse a conoscenza dei segreti connessi all’uso dell’"hachisch".
Dopo essere dovuto fuggire dal Cairo, e dopo aver a lungo viaggiato, giunse presso Rudbar, fra le montagne a sud del Mar Caspio, e qui si impadronì della rocca di Alamut (Iran), il "Nido dell’Aquila", che diventò il centro del suo potere, e il cui nome viene anche interpretato come "l’Insegnamento dell’Aquila".
Si racconta, infatti, che il Signore della Montagna, usando questa droga, narcotizzasse i suoi seguaci, e li facesse trasportare in un bellissimo giardino, dove si risvegliavano, fra fiori e profumi, circondati dalle donne più desiderabili; il ricordo di questa esperienza paradisiaca, vissuta in uno stato di semi-incoscienza, doveva dare la certezza di una ricompensa ultraterrena e determinare, quindi, una totale indifferenza verso la vita, per cui gli Assassini affrontavano la morte e il dolore senza alcuna paura, anzi con gioia.
Il Signore della Montagna aveva quindi a disposizione un esercito di fedelissimi seguaci, esecutori passivi, ma temibili e inarrestabili, della sua volontà, e ne fece un impiego sistematico, soprattutto per far assassinare avversari politici e religiosi.
Ma, al di là di questi aspetti poco edificanti, ma tristemente attuali, di una pratica politica basata sull’impiego di assassini-suicidi, la vicenda del Signore della Montagna appare estremamente interessante per alcuni suoi aspetti di carattere iniziatico e per i rapporti, per nulla ostili, che la Setta degli Assassini ebbe con l’Ordine dei Cavalieri Templari.
Il fondatore della setta fu Hassan ben Sabbah, figlio di un mercante persiano e compagno di studi a Nishapur del famoso poeta Omar Khayyam. Dopo essere stato coinvolto in degli intrighi politici che lo costrinsero a fuggire precipitosamente, Hassan incontrò un vecchio Ismaelita, che lo iniziò alla "Dottrina della Retta Via", introducendolo nella "Sebayah", la "Setta dei Sette", che riconosceva come settimo ed ultimo Iman, Ismael, figlio di Jafar as-Sadik, sesto Iman sciita.
La Setta, che aveva un carattere iniziatico, era articolata in sette gradi, in cui veniva progressivamente rivelata una dottrina segreta, basata sulla conoscenza dei significati nascosti dei Testi sacri. Al Cairo, Hassan fu iniziato al grado più alto, e sembra che qui venisse a conoscenza dei segreti connessi all’uso dell’"hachisch".
Dopo essere dovuto fuggire dal Cairo, e dopo aver a lungo viaggiato, giunse presso Rudbar, fra le montagne a sud del Mar Caspio, e qui si impadronì della rocca di Alamut (Iran), il "Nido dell’Aquila", che diventò il centro del suo potere, e il cui nome viene anche interpretato come "l’Insegnamento dell’Aquila".
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